L’intervento di Luigi Scagliarini, a nome di Città & Scuola, al termine dell’assemblea evento “Rompiamo il silenzio” nell’ambito del Festival Filosofia, che si è svolta domenica 17 settembre

PAROLA: FUTURO

La parola “futuro” evoca quanto deve avvenire, una realtà possibile, non attuale, ma che può avverarsi e può essere fonte di aspettative piene di speranza oppure di ansie e preoccupazioni.
Fa pensare soprattutto a coloro che hanno molto futuro davanti, cioè i giovani, i bambini, gli adolescenti.
Ricordo che, quando le persone della mia età erano giovani, il futuro rappresentava una conquista, un divenire migliore, perché era il tempo in cui si diventava grandi.
Oggi, stando alle indagini e alle esperienze di sociologi e antropologi, il futuro per i giovani, al contrario, genera paura e angoscia. Il mondo non appare più un ambiente accogliente e ben disposto, ma un luogo oscuro e insidioso.
Senza indagare le ragioni di questo cambiamento epocale di prospettiva, ragioni molteplici, una cosa è certa: questo futuro appare ancor più angoscioso per i giovani che si trovano a vivere in un ambiente straniero, nel quale sono arrivati dopo sofferenze e pericoli o nel quale si trovano a vivere in condizioni precarie e spesso ostili. In condizioni che possono condurre, se non confortate da opportuni interventi di sostegno materiale, sociale ed educativo, ad esiti di solitudine, di abbandono
o di devianza.
Il primo motivo di questo “spaesamento” è sicuramente la difficoltà o l’impossibilità di comunicare nella propria lingua, di trasmettere sensazioni, sentimenti, impressioni e desideri con la parola, perché si è di fronte a una lingua che non si conosce e di conseguenza a una cultura e a un mondo estranei.
Non si capirà mai a sufficienza l’importanza di consentire a questi giovani, bambini e ragazzi e alle loro famiglie di conoscere la lingua della terra in cui vivono, l’Italiano, non solo nei suoi aspetti elementari, come necessità di sopravvivenza, ma anche nella sua bellezza e nella sua ricchezza e come strumento di uguaglianza. Sì, di uguaglianza. Ricordiamo, più che mai a proposito, un’affermazione di Don Milani, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita: “È solo la lingua che rende uguali. Uguale è chi sa esprimersi e intendere l’espressione altrui.”
La scuola sta facendo molto più di quanto facesse ai tempi di Don Milani per l’alfabetizzazione dei bambini e ragazzi stranieri e delle loro famiglie, ma l’esigenza è molto alta e non sempre le risorse sono sufficienti per farvi fronte.
Di qui l’importanza del mondo del volontariato e dell’associazionismo solidale, che affianca la scuola con iniziative di insegnamento dell’Italiano e di sostegno all’apprendimento, a volte proprie, a volte in aiuto diretto all’interno dell’organizzazione scolastica.
La nostra associazione, come altre, nata proprio per sostenere la scuola primaria e media nel contrasto al disagio e alla dispersione scolastica e nei progetti in favore dell’inclusione, cerca di operare con propri volontari in queste iniziative: insegnamento dell’Italiano agli alunni stranieri, quando possibile con i genitori; sostegno nello studio e nei compiti, per migliorare il rendimento scolastico ed acquisire sicurezza; miglioramento della capacità di relazione con compagni,
insegnanti e collaboratori, anche attraverso l’organizzazione di laboratori scolastici pomeridiani, con la partecipazione dei genitori.
L’apprendimento e l’uso più corretto e consolidato della lingua, la maggiore sicurezza nello studio e il conseguente successo scolastico, lo sviluppo di un rapporto “sano” di amicizia e di collaborazione con i propri coetanei, di lingua italiana o no, la scoperta di proprie abilità utili per comunicare e per inserirsi in un sistema di relazioni, sono tutti elementi che facilitano la cosiddetta “inclusione”, accrescono l’autostima e la fiducia nel futuro e allontanano i pericoli di disagio psicologico e sociale. Grazie!