Abbiamo chiesto a Silvia Zetti, dirigente scolastico dell’IC9, di aprire l’assemblea dell’associazione dell’ 1 marzo ’23, con una riflessione sul rapporto tra scuola e volontariato.

Ecco il testo dell’intervento: (scarica  pdf)

Penso che scuola e volontariato siano due termini da tenere uniti perché rimandano a realtà che hanno valori e scopi comuni. Anche e soprattutto nella scuola l’agire comporta sempre responsabilità e capacità di fare scelte, spesso non solo ed esclusivamente per dovere professionale ma perché mossi dalla volontà di fare meglio. C’è sempre un di più che dà forma alla comunità, quando ognuno, alla pratica e all’applicazione della regola, aggiunge qualcosa di unico, in maniera personalizzata e quando la relazione educativa si rafforza andando a cercare sintonia con gli altri, spostando lo sguardo sugli altri. La riflessione pedagogica, lo scambio di idee e di valutazioni tra colleghi, a volte gli scontri animati, fanno parte di una combinazione unica in cui si mescolano impegno e passione. A scuola il volontariato viene vissuto ogni giorno da docenti e genitori che si alleano, anche con piccole azioni come aiutare chi non riesce a pagare l’assicurazione, chi non capisce l’italiano, chi non sa come venire a prendere il figlio o la figlia, per organizzare feste, laboratori, occasioni di autofinanziamento.

Un esempio. Una delle scuole di cui ho la responsabilità funziona a tempo normale, è cioè una scuola primaria a 27 ore settimanali. Si può facilmente capire come questo orario condizioni le scelte delle famiglie e impatti negativamente sulla loro organizzazione famigliare quotidiana. Assieme ai docenti, anzi, grazie alla loro spinta, quella di cui si parlava prima, cioè il desiderio di fare meglio, di venire incontro agli altri, abbiamo deciso di fare un tentativo, abbiamo chiesto aiuto e collaborazione ad una associazione di volontariato che ha una fortissima e basilare vocazione educativa, ci siamo rivolti cioè al mondo dello scoutismo. L’abbiamo fatto per sopperire ad una mancanza, ad un vuoto, al tempo scuola che manca ma non si è trattato solamente di riempire il tempo quanto piuttosto di dargli e aggiungergli significato programmando insieme ai ragazzi scout, immaginando con loro le proposte da fare ai bambini, cercando insieme di conciliare e armonizzare i due stili educativi, ricercandone i punti di contatto e le differenze da valorizzare.

La scuola è una delle più importanti istituzioni di cui dobbiamo prenderci cura, facendo rispettare e prevalere i valori della democrazia e della partecipazione ma ricordandoci che la scuola è faticosamente lenta, resistente ai cambiamenti e per questo ha bisogno di essere scossa e alimentata da altre realtà sociali che ne condividono i valori e le finalità. Le associazioni di volontariato aggiungono, fortificano, introducono delle varianti a delle pratiche consolidate e a volte irrigidite, riuscendo quindi a modellarne su queste delle altre, più convincenti.

Bisogna allontanare lo spontaneismo. Tra scuola e volontariato le cose devono essere fatte seriamente. Protocolli e accordi hanno la loro importanza, è un modo per conoscersi e riconoscersi, per darsi valore ed evitare che prevalga il sentimento a danno di azioni concertate, programmate, preparate con attenzione.

Come è cambiato nel tempo recente il rapporto tra scuola e volontariato? Da una parte credo che la scuola si sia aperta molto di più al mondo del volontariato, perché ne ha riconosciuto la necessità nel momento in cui i bisogni, sociali, educativi, di formazione, sono aumentati e le risposte sono rimaste parziali o inefficaci. Dall’altra, credo anche la scuola abbia capito che deve diventare più permeabile, farsi attraversare dalle spinte provenienti dall’esterno, dalle sollecitudini delle associazioni che hanno portato idee nuove, proposte, stimoli, occasioni, senza mai ovviamente rinunciare alla propria identità ma andando a rafforzarla, a delinearla meglio. Senza confronto non c’è crescita, ne’ cambiamento e la scuola deve essere capace di ripensarsi in continuazione. Quindi la scuola deve parlare con il mondo del volontariato, dirgli cosa serve, di cosa ha bisogno, non deve aspettare che i problemi deflagrino e scoppino senza possibilità di soluzione. Non c’è tempo da perdere. E deve fare sentire la sua voce perché queste realtà di volontariato vengano riconosciute in tutta la loro importanza e valore dal mondo della politica che deve sostenerle, come può, sempre di più.

La realtà scolastica modenese è piuttosto frammentata, si fa fatica a incollare le esperienze, a farle brillare davvero come meriterebbero. Credo che a volte ci sia un po’ di diffidenza o di paura, quasi il timore di perdere l’aura di autenticità pedagogica, di primato pedagogico. Ma i saperi si compenetrano, si contagiano. Ciò di cui avverto più bisogno, oggi, nella scuola, è il sostegno ai giovani che arrivano in Italia da altri paesi. Mi sembra che si faccia ancora troppo poco per loro perché la scuola è ancora poco attrezzata, male attrezzata. Bisogna agire pensando anche ai genitori, soprattutto alle donne che non lavorano e restano più isolate. Dopo il Covid, poi, abbiamo visto aumentare la povertà, la tristezza, la solitudine, tante forme diverse di disagio.

Concludo con una proposta che derivo da un’esperienza molto significativa condotta in un comune della provincia, San Cesario: organizzare all’interno degli istituti scolastici una festa della scuola e del volontariato che coinvolga appunto le scuole e le associazioni del territorio. Come? Una mattinata in cui alcune associazioni del territorio vengono accolte a scuola, allestiscono dei punti informativi dove i volontari incontrano gli studenti e presentano le tematiche, i nodi critici, le azioni intraprese dalle associazioni a cui aderiscono. Potrebbe diventare un altro obiettivo dell’Associazione Città e Scuola che da sempre si impegna per avvicinare le giovani generazioni ai temi della solidarietà sociale, della partecipazione attiva, dell’impegno per gli altri. Sicuramente l’organizzazione in città sarebbe più complessa ma mi pare una bella sfida.